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LA MORTE IMPROVVISA
Caso Eriksen: ogni anno in Italia un morto ogni mille abitanti. Decisivi i defibrillatori

La morte cardiaca improvvisa è responsabile di circa 60mila decessi all’anno in Italia. La prima scarica con il defibrillatore dovrebbe essere somministrata entro tre minuti

SALUTE – Il caso del calciatore danese Christian Eriksen, ha riportato all’attenzione l’importanza vitale del defibrillatore. Il giocatore danese è stato, si sa, colpito da un arresto cardiaco nel corso della partita degli Europei di calcio tra Danimarca e Finlandia: il pronto intervento con l’uso di un defibrillatore gli ha salvato la vita. Sì, perché la percentuale di sopravvivenza ad un arresto cardiaco (quando il cuore smette di svolgere la sua funzione di pompa del sangue) è, come si può intuire, è strettamente tempo-correlata. Vuol dire che la possibilità di sopravvivere scende in modo repentino con il passare dei secondi.

Ad ogni minuto in assenza di rianimazione cardiopolmonare la probabilità di restare in vita si abbassa di circa il 7-10 %. La prima scarica con il defibrillatore per evitare danni cerebrali dovrebbe essere somministrata entro 3 minuti. Sono i dati del Ministero della Salute contenuti nei documenti della legge che prevede la presenza in tutte le città, negli uffici, nelle scuole, nelle stazioni, negli aeroporti, nei porti dei defibrillatori. La legge 1441 ha ottenuto il via libera del Senato solo due settimane fa dopo 2 anni di iter legislativo. Dai dati forniti

Secondo i dati del Ministero della Salute l’incidenza della morte cardiaca improvvisa è di circa un decesso ogni mille individui all’anno ed aumenta a circa 8 su mille soggetti all’anno aventi una storia di cardiopatie. La morte cardiaca improvvisa è responsabile quindi di circa 60mila decessi all’anno in Italia. In generale, comunque, le cardiopatie sono una delle prime cause di morte tra le malattie cardiovascolari e queste sono la prima causa di morte in Italia con 306 morti ogni 100mila abitanti

 

 

 

 

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