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MORTI BIANCHE
In Lombardia già 57 morti in infortuni sul lavoro dall’inizio dell’anno. Un triste record

A livello nazionale quelli avvenuti nel corso del 2021 sono 40 in più (da 114 a 154) rispetto lo stesso periodo dello scorso anno.

LOMBARDIA – Nella sola Lombardia 58 morti dall’inizio dell’anno sono avvenute sui luoghi di lavoro. Un triste record che porta alla ribalta un tema importante, ma spesso trascurato: la sicurezza di chi lavora. Una questione non solo lombarda, ma nazionale e che nel 2020 ha fatto registrare, secondo le stime dell’Inail, ben 554.340 infortuni, di cui 1.271 con esito mortale. Numeri tragici. Ancora più spaventosi, se si pensa che nell’anno 2021 – con molta probabilità – si registrerà un trend simile. Basti pensare che dal primo gennaio al primo giugno 2021 in Italia sono morte sul lavoro due persone al giorno. Una strage spesso silenziosa. Il caso di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni morta impigliata in una macchina che ordina i fili, e che sta riempiendo nelle scorse settimane le cronache dei giornali e delle televisioni, è solo la punta di un iceberg.

A livello nazionale e rispetto lo scorso anno, i dati rilevati fino ad oggi evidenziano  un decremento solo dei casi di incidente mortale mentre ci si reca al lavoro, passati da 52 a 31. Quelli avvenuti invece nel 2021 proprio sul luogo del lavoro sono stati 40 in più (da 114 a 154).

La maggioranza degli incidenti sul lavoro avvengono ovviamente nelle regioni con più occupati e soprattutto con più addetti dell’industria. Lombardia, poi Emilia Romagna, Veneto e Toscana. Quelli avvenuti in queste quattro regioni rappresentano da soli più del 60 per cento del totale nazionale. Anche a livello di morti è in Lombardia dove se ne contano sempre di di più.

Mediamente la fascia di età più coinvolta in incidenti sul lavoro in Lombardia (e in Italia in generale) è quella tra 35 e 49 anni. Negli ultimi tre anni sono pero cresciuti molto quelli degli under 35 e di chi ha tra 50 e 64 anni. Morti che nel 18,9% dei casi nel 2019 e nel 2020 erano stranieri. Percentuale in linea con la forte presenza di operai originari di altri Paesi nell’industria, nelle costruzioni e in agricoltura.

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