GINEVRA – Dichiarazione congiunta di Putin e Biden a Ginevra: «Una guerra nucleare non può essere vinta». E in Italia nelle ultime ore 42 realtà cattoliche lanciano un appello affinché Governo e Parlamento attuino il disarmo atomico tante volte proposto da papa Francesco. Altri vescovi italiani si sono espressi pubblicamente in questa direzione e anche numerose sedi locali di varie associazioni e movimenti cattolici hanno fatto altrettanto: “A tutti questi appelli, unendoci alla Campagna nazionale “Italia ripensaci”, chiediamo a voce alta al Governo e al Parlamento che il nostro Paese ratifichi il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari».
Si è tornati insomma a parlare di armi nucleari in questi ultimi giorni, con appelli, dichiarazioni, iniziative e sottoscrizioni tutte all’insegna del disarmo. Forte in merito è stato appunto l’appello di quarantadue presidenti e responsabili nazionali di altrettante realtà cattoliche “affinché archivino la drammatica pagina del nucleare. Il nostro Paese non ha né firmato il trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato”. Tra i primi firmatari di questo trattato vi è invece la Santa Sede.
In Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti una quarantina di ordigni nucleari (B61). E nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12).
Da soli Stati Uniti e Russia possiedono circa il 90% del totale di armi nucleari al mondo. Seguono poi le altre potenze permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, a cui dopo la firma del Trattato di non proliferazione nucleare è concesso il diritto di possedere testate nucleari: Francia, Regno Unito e Cina. India e Pakistan, non firmatari del Trattato hanno sviluppato indipendentemente un proprio arsenale nell’ambito della loro storica rivalità. Anche Corea del Nord e Israele non sono dentro al Trattato, ma si stima che quest’ultima possieda altre centinaia di testate nucleari nei propri depositi segreti.