NEL MONDO – Il panda ha vinto la sua battaglia per la sopravvivenza sulla faccia della Terra. Il simpatico animale cinese non è più ufficialmente in via di estinzione. Ad annunciarlo nelle scorse ore è stata la stessa Cina, spiegando che la presenza di 1.864 esemplari in natura ha permesso di portare la specie dal livello “estinzione” a “vulnerabile”, così come da scala stilata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Il panda, si sa, per anni è stato il simbolo della biodiversità minacciata dalle attività umane, il portavoce virtuale degli animali a rischio di estinzione, tanto che il Wwf lo aveva adottato scegliendolo come proprio vessillo. Ma se il panda non è più da considerarsi in estinzione, vi sono altre 3.483 specie animali classificati come «critically endngered», a cui si aggiungono i 5.426 «endagered». Ci sono poi 6.592 specie considerate «vulnerable», la stessa categoria in cui si trova ora il panda. E tra queste ci sono il leone, la tigre in tutte le sue sottofamiglie (tre sono già estinte: la tigre di Bali, quella di Java e quella del Caspio), il leopardo. E per tutti loro il passo per finire tra le categorie a maggiore rischio può essere davvero breve. Ecco perché sarebbe importante preoccuparsene seriamente fin da subito.
Lo sanno bene tutte quelle specie di animali già vicinissime al baratro dell’estinzione: tre famiglie di rinoceronti (Giava, Sumatra e nero), l’elefante africano di foresta, la vaquita (una rara focena di cui sopravvivono poche decine di esemplari in tutto il mondo), la balena franca nordatlantica, la gazzella dama, il bradipo pigmeo, gran parte delle famiglie di tartarughe e diversi tipi di insetti, roditori, volatili. A preoccupare ora più che mai sono i gorilla e l’orango di Tapanuli.
La vittoria del panda su un destino che nei decenni scorsi sembrava segnato, insomma, è senza ombra di dubbio un ottimo segnale. Ma in un contesto generale che non induce molto a festeggiare.