Close

PRATO
Prete accusato di sperperare i soldi della parrocchia in cocaina e droga dello stupro da consumare in festini hard con invitati omosessuali

Don Francesco era divenuto da mesi un tossicodipendente grave con una cassa continua a disposizione: quella della parrocchia del quartiere più ricco della città.

PRATO – La bellezza di 230mila euro lasciate in eredità due anni fa da una parrocchiana alla piccola chiesa della Castellina, a Prato. E l’intera somma sarebbe stata dilapidata dal sacerdote quarantenne don Francesco Spagnesi per acquistare cocaina e droga dello stupro. E’ questa l’incredibile vicenda che arriva da Prato.

Il prete si trova ora agli arresti domiciliari per spaccio e importazione di sostanze stupefacenti. Secondo gli inquirenti, le sostanze illecite sarebbero state pagate con i soldi dall’eredità donata alla parrocchia e da altre offerte elargite dai fedeli.

Don Francesco era divenuto da mesi un tossicodipendente grave con una cassa continua a disposizione: quella della parrocchia del quartiere più ricco della città. Usava il bancomat del conto incessantemente e chiedeva per messaggio ai membri del Consiglio parrocchiale per gli affari economici di rinviare i rendiconti. L’inchiesta coinvolge per questo anche il viceparroco della Castellina — don Paolo Ridolfi, di 73 anni — accusato di appropriazione indebita perché, come emerge dalle intercettazioni, proprio a lui si sarebbe rivolto don Spagnesi per approfittare di una parte dei soldi ricavati dalle donazioni durante le funzioni. Il rapporto di fiducia fra i due andava oltre lo spirito di mutuo soccorso che vige all’interno di un ordine: gli investigatori hanno trovato le foto di festini nella chat che il giovane prete aveva su WhatsApp con il suo vice.

Per lunedì è fissato l’interrogatorio di garanzia: al momento il prete quarantenne è accusato di importazione e cessione di droghe e appropriazione indebita. Gli stessi capi per cui è indagato Alessio Regina, 39 anni, con cui don Francesco intratteneva una relazione sentimentale e conviveva da molto tempo. L’inchiesta era partita proprio dall’arresto di Alessio Regina: era il 27 agosto e lui aveva appena ritirato un litro di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro, acquistata on line dall’Olanda. Al suo fianco c’era don Francesco, che da persona informata sui fatti è diventato ben presto l’indagato chiave. Quando a fine agosto gli agenti della squadra mobile erano entrati per la prima volta nell’appartamento dei festini, quello in cui don Francesco Spagnesi convive da anni con Alessio Regina, avevano trovato delle boccette per fumare il crack, segno inequivocabile di un consumo assiduo di cocaina.

Nell’ordinanza di arresto firmata dal gip Francesca Scarlatti appaiono ora chiaro che il prete non solo consumava e finanziava l’acquisto di droga, ma era direttamente lui a recarsi materialmente e reperire lo stupefacente. Per quanto riguarda invece i festini hard, sarebbe stato soprattutto il suo convivente a trovare gli invitati sui siti di incontri per adulti, «preferibilmente omosessuale e propensi all’uso di droga».

scroll to top