Close

SQUALLIDA VICENDA NEL LEGNANESE
Ben 900 mila euro di un giovane invalido “sperperati” in auto di lusso e altro dai parenti

Madre, sorella e patrigno sono stati condannati per aver utilizzato a proprio interesse la somma di denaro liquidata dall'assicurazione al ragazzo in seguito a un incidente

LEGNANESE – Parenti serpenti, è proprio il caso di dirlo. Patrigno, madre e sorella (quest’ultima diventata poi compagna del patrigno, a sua volta ex della madre) hanno sperperato, in base alla condanna di primo grado, la bellezza di 900 mila euro in auto di lusso, quad e tanto altro: somma che di fatto apparteneva a un 19enne invalido in seguito a un gravissimo incidente in moto avvenuto nel 2011. Il ragazzo è appunto il fratello, il figlio e il figliastro degli imputati. A darne notizia è stato oggi, 30 giugno, il quotidiano La Prealpina con un articolo a firma Sara Crespi. La squallida vicenda è successa in un piccolo Comune del Legnanese ed è approdata in tribunale a Busto Arsizio dove il collegio giudicante, presieduto da Nicoletta Guerrero (a latere Giulia Pulcina e Veronica Giacoia) ha condannato in primo grado la sorella del disabile a cinque anni di reclusione. Condanna anche per il compagno di lei – un 51enne che fino a pochi anni fa era appunto il marito di sua madre e patrigno quindi sia della coimputata che del ragazzo malato – che dovrà scontare una pena a quattro anni di reclusione. Ma non è finita qui: settimana prossima il cinquantunenne tornerà in aula per difendersi da un’altra gravissima contestazione: abusi sessuali ai danni dello stesso giovane invalido, suo figliastro. Insomma l’uomo, in base all’accusa, avrebbe non solo derubato il ragazzo – in concorso con il resto della famiglia allargata – circa 900mila euro ( cifra liquidata dall’assicurazione al giovane per l’incidente in moto) ma lo avrebbe anche violentato. La madre del 19enne era invece già stata condannata nel 2019 per appunto lo stesso reato, ovvero aver utilizzato le somme di denaro del giovane a proprio interesse.

Ovviamente nessun reato per la scelta dei tre imputati di modificare le loro relazioni sentimentali, rimanendo però “in famiglia”. Insieme al ragazzo, tutti i tre (il 51enne, la ex moglie e la figliastra) vivevano infatti un’unica casa su due piani. Dopo un certo periodo però si sono rimescolate le coppie e anche la “location”: la ex moglie relegata da sola nell’interrato e l’ex marito con la sua nuova compagna, ovvero la ex figliastra, con il quale nel frattempo ha avuto un figlio. 

Ora gli imputati dovranno valutare insieme ai loro avvocati se ricorrere in appello.

scroll to top